La rivista Sacra Doctrina, rivista di teologia sistematica edita dalle Edizioni Studio Domenicano, ha pubblicato nel numero appena dato alle stampe, un contributo di d. Andrea Valori dal titolo La teologia del Giudizio. Lo studio narrativo della “Pericope Adulterae” e le risultanti storico-culturali nella Chiesa dei primi secoli.
Dopo aver presentato la storia, la struttura e la collocazione del testo, l’autore studia innanzitutto le varie fasi in cui si sviluppa il racconto.
La situazione iniziale presenta Gesù nel tempio, che, come maestro, insegna al popolo che sta attorno a lui. Vi è poi la complicazione, con l’intervento di alcuni personaggi – gli scribi e i farisei e l’adultera – e con il tranello teso a Gesù riguardo alla questione dell’adultera, per cui Gesù dal ruolo di maestro passa a quello di imputato. Segue l’azione trasformatrice, in cui Gesù con la sua parola ribalta la situazione, e la conseguente soluzione, per cui la donna è libera e Gesù viene fuori vincitore dal tranello che gli era stato teso. Infine c’è la situazione finale, in cui Gesù congeda l’adultera senza giudicarla/condannarla, ma comandandole di non peccare più.
Da questo studio delle varie fasi del racconto l’autore ricava l’affermazione che l’elemento centrale della pericope è l’affermazione di Gesù di non condanna dell’adultera, mediante la quale viene sottolineata la misericordia di Gesù, che da allora sarebbe diventata un elemento decisivo per l’applicazione della Legge (nella Nuova Alleanza).
Poi l’autore analizza i vari personaggi del racconto. Innanzitutto ci sono gli scribi e i farisei, che irrompono nella scena ponendo in mezzo l’adultera e facendo una domanda trabocchetto a Gesù riguardo alla sorte a cui destinare l’adultera; costoro appaiono privi di una vera capacità di giudizio (giudicano secondo la carne e non secondo lo spirito) e soprattutto non prendono nemmeno in considerazione la possibilità di una conversione per l’adultera, ma per loro esiste solamente la condanna; alla fine se ne vanno senza aver ottenuto nulla. Poi c’è Gesù: egli è il personaggio principale della pericope, ed è presentato come il maestro, che risolve il caso dell’adultera con una parola di misericordia, che mostra di avere autorità verso la Legge, portandola a compimento, e che supera il giudizio/la condanna con il perdono, legato alla conversione. È proprio questo atteggiamento di misericordia verso il peccatore che dovrà caratterizzare il discepolo di Gesù. La donna adultera e il popolo non vengono invece studiati dall’autore.
Un altro tema importante affrontato è la questione del perché questo testo non si trovi nei manoscritti in nostro possesso fino al secolo IV; a partire da ciò, l’autore traccia un breve quadro della disciplina penitenziale della Chiesa primitiva, sottolineandone l’atteggiamento rigorista, per il quale si faticava a comprendere un brano come questo, così aperto alla misericordia e al perdono.
Infine viene tracciata una teologia del giudizio a partire dal brano studiato: non è la punizione che produce la conversione, ma una relazione particolare del peccatore, che rimane una persona (senza confondersi con il suo peccato), con Gesù, l’unico senza peccato, e quindi l’unico che può emettere un giudizio, ma che emette un giudizio di perdono.